Articolo scritto da Antonio De Comite (Direttore Generale Centro Ufologico Taranto)
Per molti anni, dagli albori della letteratura fantascientifica, ufologica e scientifica, scrittori, ricercatori, scienziati, filosofi e gente comune si sono posti, almeno una volta nella vita, la domanda se esistono altre forme di vita nell’immensità dell’universo conosciuto, se esistono esseri antropomorfi extraterrestri, quante civiltà potrebbero esistere, quali sembianze potrebbero avere, se sono giunti fino al nostro pianeta e via discorrendo. Le ipotesi a riguardo sono molteplici e variegate, molte assurde e bizzarre ma molto affascinanti. Cercheremo di rispondere a questi quesiti, premettendo comunque che la verità potrebbe essere altamente inimmaginabile.
Innanzitutto, cerchiamo di rispondere a una sottodomanda: Cosa è la vita? Sul “Vocabolario Illustrato della Lingua Italiana” di G. Devoto-G.C.Oli edito da Selezione dal Reader’s Digest, si legge: “ Forza attiva propria degli esseri animali e vegetali, in virtù della quale essi sono in grado di muoversi, reagire agli stimoli ambientali, conservare e reintegrare la propria forma e costituzione e riprodurla in nuovi organismi simili a sé”. Sembrerebbe una definizione consona a spiegare la terminologia sopra citata ma, per la verità, non esiste ancora una definizione certa, scientificamente attendibile, su cosa vuol dire Vita. Infatti la vita può essere anche un qualcosa di meccanico, anche un PC (che è una macchina senza un cervello biologico) quando è in funzione è definito vivo, quando becca un noiosissimo virus informatico è come se avesse contratto una malattia che varia di gravità, che può portare anche alla morte definitiva se un cancro informatico infettasse il Sistema, sede di un Cervello non biologico. La differenza tra una vita biologica e informatica è questa, se il cancro colpisce un organismo biologico, questo è condannato ad una morte “quasi” certa, se invece colpisce un oggetto, come ad esempio un Personal Computer porta alla morte ma quasi immediatamente, tramite una formattazione, il PC “risorge” e torna a “vivere”. Questa premessa iniziale serve ad introdurre una possibile risposta alla prima domanda sopra enunciata. Tranne pochi scettici, accomunati da cieco antropocentrismo, la stragrande maggioranza degli scienziati è propensa sulla teoria che oltre la Terra esistano altre forme di vita, che può essere biologica ma anche cyberbiologica, energetica o in altre forme che non possiamo al momento immaginare. Il discorso invece cambia per quanto riguarda i posti di accoglienza della coordinata Vita. Molti scienziati affermano che i quattro elementi fondamentali presenti sul nostro pianeta, azoto, carbonio, ossigeno e idrogeno, sono “Universali” e quindi le ipotetiche forme di vita che abiterebbero il cosmo devono essere allineate a questi fattori. Ma come possiamo essere sicuri che sia cosi? Infatti se guardiamo il nostro pianeta ci sono degli organismi che vivono in condizioni estremamente proibitive per gli organismi “superiori”. Vivono in condizioni dove non sono assolutamente presenti questi elementi fondamentali. Questi organismi definiti “estremofili” sono un esempio lampante in che condizioni si può essere sviluppata la vita. Se ciò accade sulla Terra è altamente probabile che qualunque pianeta, anche del sistema solare, può ospitare esseri viventi di qualsiasi tipo che respirano anche, ad esempio, alte concentrazioni di acidi. Un altro esempio che cambia radicalmente le conoscenze fin qui acquisite, è quello della fotosintesi, che è quel processo naturale di nutrizione che permette ai vegetali, trasformando anidride carbonica e acqua, di produrre composti organici per intervento dell’energia luminosa per eccellenza, quella solare. Ebbene, pare che non sia “sempre” cosi. Infatti, in uno studio pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”, il professor Thomas Beatty dell’Università della British Columbia di Vancouver e colleghi hanno scoperto un batterio che usa fotosintesi tramite radiazioni geotermiche e non fotosintesi solare. Questo organismo è stato classificato un membro della famiglia dei Solfobatteri verdi che usano una sottile luce e zolfo per vivere. Questa scoperta potrebbe ampliare le teorie su che forme di vita potremmo trovare. Quindi si potrebbe affermare che la vita nell’Universo conosciuto non è un optional, ma è un optional trovare le forme di vita ipotizzate dalla Scienza, che bisogna ricordare che è un mezzo che può portare alla verità e non disciplina assolutista del Sapere. Passiamo ora alla seconda domanda.
Antropomorfo deriva dal greco Anthropomorphos, composto di Antrophos uomo e Morphe forma, figura. Il termine fu coniato da Carlo Linneo (1707- 1778) naturalista svedese e sta ad indicare un Ordine di Quadrupedi, che comprende alcuni generi di animali che molto rassomigliano all’uomo, le scimmie. Quindi se dobbiamo prendere alla lettera ciò che disse Linneo oltre 400 anni fa, le creature antropomorfe non sono gli umani ma le scimmie, non sono i bipedi bensi i quadrupedi. Quindi nella realtà siamo gli unici esseri viventi sul nostro pianeta che non hanno un appartenenza, anche se un po’ arditamente ci hanno affibiato il termine Homo Sapiens Sapiens, che starebbe a significare Uomo Due volte Sapiente. Quindi se, almeno in apparenza, non abbiamo una precisa collocazione, può far prefigurare una ipotesi bizzarra ma non da escludere. Che gli esseri umani senzienti che da circa 7 milioni di anni (almeno cosi affermano gli studi paleontologici) popolano il 3° pianeta del sistema solare, posto alla periferia della Via Lattea non siano originari di questo mondo ma di un altro, magari il pianeta fratello per eccellenza, che evoca mistero, ignoto e curiosità…Marte. Quindi saremmo ipoteticamente dei transfughi del Pianeta Marte, fuggiti sulla Terra per qualche misterioso motivo. Civiltà che, secondo il mio modesto parere, era di una civiltà di tipo I, cosa che spiegherò più in là. Civiltà che non potranno ambire mai all’elevazione di Livello Cosmico di Civiltà, se rimangono ancorate al stato di Antropomorfismo. Naturalmente queste mie ipotesi sono soltanto di lavoro e, al momento, non hanno alcuna prova scientifica. Ogni tanto però è bello sognare. Ed è quello che fece l’ingegnere elettronico lussemburghese e padre della fantascienza moderna, Hugo Gernsback. Fece pubblicare sulla rivista scientifica Science and Invention dell’agosto del 1924 un articolo che aveva tutti i crismi della scientificità. L’articolo deve far riflettere. Bisogna anche ricordarsi che Gernsback era un autorevole membro della American Physical Society. No comment.
Probabilmente “solo” quelle antropomorfe, quelle che hanno una notevole rassomoglianza con noi…perché per una sorta di Black Out Cosciente Programmato riusciamo a percepire, riconoscere e magari avere contatti, seppur sporadici con essi. Perché la Mente Cosmica ci ha imposto solo di avere contatti con esseri antropomorfi di Livello I, i quali anche loro non è permesso di avanzare al momento. Abbiamo parlato di Livelli di Civiltà Galattiche, ma su che basi teoriche si fondano? Su basi scientifiche. Infatti la classificazione delle civilizzazioni galattiche è stata proprosta per la prima volta dal radioastronomo Iosif Shklovskii, ricercatore dell’Istituto di Astronomia Stenberg dell’Università di Mosca. Lo scienziato affermò nel 1962 che vi sono nella Galassia almeno un miliardo di pianeti…su cui possono esistere forme di vita altamente organizzate, forse intelligente. Ecco come classificò le ipotetiche civiltà extraterrestri:
INCHE FAHEREN